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Bambini, Occidente e Islam

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Bambini, Occidente e Islam Empty Bambini, Occidente e Islam

Message par Frere Nadhir Dim 23 Juil - 5:52

Bambini, Occidente e Islam

Bambini, Occidente e Islam Flower20


Nel nome di Allah il Compassionevole, il Misericordioso

“Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli”

E’ una frase di Gesù, nel Vangelo, permettetemi di averne memoria, l’ho frequentato a lungo e a lungo ne ho trovato alimento per la mia vita in questo mondo e verso Dio. Oggi le circostanze mi riportano alla memoria questa frase e mi obbligano a rifletterci: cosa significa essere bambini? In che senso dobbiamo intendere questo invito? Per capirlo, mi chino verso la realtà della mia casa, verso le creature meravigliose che Dio mi ha donato e che legano il mio cuore più di ogni altro amore. E li guardo…. E cercherò di descrivere il loro essere fenomenologicamente, riducendo il più possibile l’interpretazione di ciò che colgo, evidenziando però delle analogie con il cammino del pensiero occidentale.

La prima cosa che mi balza agli occhi è come in essi l’amore sia totale, senza riserve, senza abbandoni. I bimbi non vedono i difetti dei loro genitori, possono avere i genitori più sfasciati del mondo, ma finché non diventeranno adolescenti non sapranno cogliere neanche le pecche più evidenti. Il profilarsi dell’età adulta infatti si accompagna , ciò è molto chiaro nella nostra esperienza di occidentali, con il rifiuto e la critica dei propri genitori… Crolla il mondo mitico, in cui la percezione dell’altro è intensa e senza intrusioni della ragione, senza la percezione del limite, se ci sono delle magagne queste vengono subito sotterrate nell’inconscio.

Qualcosa di simile è accaduto nella storia dell’umanità verso il mondo, ciò che appariva sacro, mitico, unito, si è separato, si è distinto, e nel pensiero occidentale questa distinzione non si è ancora sanata. Dio se c’è nella coscienza occidentale, ha diritto di cittadinanza solo nella coscienza del singolo, nella sua interiorità (da questo la fatica di capire una legge che abbia dei riferimenti religiosi, o il foulard, come segno di una religiosità inglobante, unita). Il mondo del bimbo è meraviglioso, (chi non ne ha nostalgia? )ma fragile e pericoloso allo stesso tempo, perché in questa percezione indistinta della realtà, rischia grandi confusioni e distruzioni, può affidare il suo essere a chi non ne avrà cura, a chi gli farà del male, i genitori possono essere i più grandi carnefici dei propri figli, anche e spesso inconsapevolmente e involontariamente. L’uomo antico è stato distrutto e con lui la sua grande sapienza e poesia e intuizione del mondo, da questa percezione indistinta, per cui alla fine ha barattato la Divinità purissima con i Suoi segni, con la profusione di idoli vuoti, come confonde l’Amore e la Verità il bambino, con i suoi portatori e datori, limitati e difettosi.

Allora la crescita, la distinzione e la distruzione degli idoli è un momento fondante e necessario della vita, della verità, dell’Amore, della religione, altrettanto necessaria di questo amore inglobante, incondizionato, da cui la vita scaturisce e si nutre.

La critica della ragione alla religione, è altrettanto necessaria della sua nascita. Però non è la fine, non è il compimento: esso si trova nella composizione armonica delle due realtà, in una religione che sa distinguere e sa tenere unito, distingue senza separare, senza dividere. Come un uomo veramente adulto sa amare appassionatamente, ma sa anche riconoscere i propri limiti e quelli delle persone care, sa criticare le situazioni.

E l’Occidente è ancora là… come un adolescente ribelle e affascinante, quando dice: “è vero se lo dico io, è vero se lo penso io, è vero se lo sento, è vero se lo dice la maggioranza… (versione democratica e meno pericolosa dell’individualismo)”. (sembra il mio figlio quindicenne, che Dio lo benedica), ma le rughe ormai segnano il suo volto e annunciano il suo declino.

La critica, la distinzione, l’assunzione della problematicità della ragione, è un passaggio culturale e personale necessario e fecondo, indispensabile, se lo si salta si rimane non bambini, ma immaturi, il che è diverso. La vita obbliga a crescere, non c’è scelta. A livello religioso, invece se si salta questo passaggio di diventa fideisti, letteralisti, ipocriti.

Questo è un rischio reale del mondo religioso che si chiude su se stesso e non accetta come fondante l’apporto della ragione e la sua problematicità, che non vuole pensare.

Il cristianesimo nasce sulla figura di Gesù, molto critica verso il mondo ebraico, chiuso su se stesso e sulla propria esclusiva elezione e inariditosi su di una osservanza letterale, ma senza anima della legge divina. E nel cristianesimo stesso, nella sua mancanza di una legge, nella sua spiritualizzazione estrema dei valori, fiorisce quello che è annunciato nella filosofia greca e cioè l’elezione della ragione sulle passioni, la disconoscenza di queste come fattore di conoscenza e di vita, la progressiva centralizzazione dell’uomo, che riceve enorme impulso e legittimazione nella sacralizzazione dell’uomo Gesù, pace su di lui, il quale da grande, straordinario Profeta, diventa Dio, condivide la divinità, fino a che piano piano la assorbe completamente in sé. Ma il cerchio non è compiuto fino in fondo, la divinizzazione di un uomo, porterà alla divinizzazione dell’uomo, alla concezione antropocentrica del mondo, e infine a quello che Nietschte dice con “Come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare, bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per cancellare l'intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? Con che acqua potremo lavarci? Quali riti espiatori, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande per noi la grandezza di questa azione?"(La Gaia scienza, n.125 … Alla chiusura totale dell’uomo su se stesso e al disagio e alle illusioni edonistiche di un mondo senza riferimenti al di fuori di sé.

L’Occidente rifiuta di crescere e vuole rimanere adolescente a vita, bloccato sulla problematicità e il provvisorio, eleggendo questa a sua divinità finirà per esserne fagocitato. E infatti le sue crepe si stanno evidenziando nei diversi livelli della vita, in politica, dove il mito della democrazia miete ogni giorno le sue vittime, dove la condivisione dei valori comuni è diventata condivisione degli interessi comuni, nel mito della laicità che diventa intransigente e chiusa verso i diversi come qualsiasi ideologia totalitaria, nelle famiglie che cercano di resistere, per quel sano buon senso che hanno le cose naturali, ma non possono farlo a lungo, perché senza riferimenti al di fuori di sé non possono tenere. In ogni ambito l’Occidente sarà costretto ad ammettere il limite di se stesso. Perché la vita non è solo critica, non è sganciata da qualsiasi regola, ci sono regole immanenti alla natura stessa, all’essere dell’uomo e del mondo che uno non può saltare e violare impunemente...

Siamo umani, non dei e qui c’è tutta la verità.

E se il mondo antico era tentato di divinizzare i Segni della creazione, l’occidente è stato tentato di trovare nell’uomo, fine a se stesso, la propria origine e il proprio fine. Ma ogni idolo prima o poi cade, perché il Dio è uno solo, la cultura occidentale sta per essere superata.

In questo superamento del pensiero occidentale, presentito già da anni da filosofi e artisti, due sono gli esiti possibili: quello dell’autodistruzione, di un conflitto lacerante, o quello di una nuova composizione armonica della ragione e della religione.



Se l’islam accetterà la critica di se stesso, di inglobare in questo suo modo di essere totale, senza discrepanze, con questa sua naturale vocazione all’unità e all’Unicità, la problematicità della ragione (dono occidentale) potrà essere la risposta. In esso Dio guida.

Perché questa comunità è la comunità di coloro che hanno riconosciuto chiaramente un solo Signore e solo a Lui si abbandonano come bambini, con la stessa fiducia tenace e indiscussa, pacifica di un bambino, e loro sarà il Regno, insc’Allah.

Ma due sono le parole del Corano che dobbiamo tenere a mente, a salvaguardia dello scoraggiamento e della troppo facile euforia:

“Egli è Colui che ha inviato il Suo Messaggero con la guida e la Religione della verità, per farla prevalere su ogni altra religione. Allah è testimone sufficiente.” (XLVIII,28)

Ma : “Allah è Colui che basta a se stesso, mentre siete voi ad essere poveri. Se volgete le spalle vi sostituirà con un altro popolo e costoro non saranno uguali a voi.” (XLVII, 38). Dio ci dia intelligenza, perseveranza, misericordia, pazienza, umiltà e generosità.

Patrizia Khadigia Dal Monte

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